Sguardi innocenti

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Annuso l’aria. La pioggia è fitta ma sottile, non laverà via le impronte.
Ai lati del sentiero abbondano sassi e rocce affioranti, sarebbe facile camminarci sopra per non lasciare tracce. Un po’ più lento, forse, ma efficace. Non se ne sono preoccupati. Sanno che nessuno li verrebbe mai a cercare in questo tratto di foresta. A parte me, che non sospettano nemmeno che esista. Presto o tardi ripasseranno di qui, e potrò vedere che faccia hanno. Calzano stivali di pelle di daino, proprio come i nativi, ma non vuol dire. Orme giuste, posto sbagliato. Momento sbagliato.

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We have to fight

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Passaggi © maurimarino 2011

Il Primo dei Tre avvertì un movimento alle proprie spalle.
Il Secondo dei Tre si voltò, e con la coda dell’occhio fece in tempo a scorgere un gatto che, fulmineo, se la svignava all’esterno.
Il Terzo dei Tre rimase immobile e in ascolto per alcuni istanti, accertandosi di non udire alcun rumore.
Infine, i Tre tornarono a indagare l’interno di quel luogo, lasciando che i dettagli e il quadro d’insieme facessero fluire in loro sentimenti, ricordi, libere associazioni di idee.
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Mezzo passo più tardi

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(in precedenza: L’ultima alba)

– E ora, cosa vedi?

Kreb Korbo, ufficiale pilota di prima classe, sbuffò piano nel microfono e trattenne un’imprecazione.
– Con l’età stai diventando noioso, Zic.
– Può darsi. Ma tu cosa vedi?
– Lo stesso di un minuto fa.
– Cioè? Ripetimelo per favore, perché forse prima non ho capito bene.
– Nebbia, solo nebbia.
– Sarebbe a dire che non vedi niente.
– Esatto.
– E non credi che sarebbe il caso di ritirarci più indietro?
– No. Manteniamo la posizione fino a nuovo ordine.
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Silk

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da: Bill
a: Nike
data: 01 luglio 2001 10:17
oggetto: silk

Questa è una cosa antica. Quando non hai un nome per dire le cose, allora usi delle storie. Funziona così. Da secoli.

Alessandro Baricco, Seta

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L’ultima alba (ending)

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(segue da qui)

L’ufficiale si trovò d’improvviso a corto di parole. Si limitò a fissare il proprio superiore con gli occhi sgranati e la bocca semiaperta.
Di rimando, il comandante gli rivolse uno sguardo di amara consapevolezza. Lo sguardo di un uomo che aveva scrutato dentro l’abisso delle probabilità, scorgendovi il riflesso del proprio destino imminente.
Un riflesso decisamente cupo.

– Ci state arrivando anche voi, non è vero?
– Io… proprio non so cosa pensare, signore.
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L’ultima alba (opening)

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Anche quel giorno, il comandante della guarnigione era sveglio da ben prima dell’alba. Quando non riusciva a dormire gli piaceva osservare l’orizzonte dall’ampia finestra del suo ufficio, in attesa che il cielo notturno iniziasse a tingersi di quell’azzurro incerto, intriso di foschia, che gli ricordava le albe invernali del mondo su cui era nato. Questa era una cosa nuova, per lui; in tanti anni di servizio non aveva mai avuto nostalgia di casa. Forse perché non si era ancora trovato, prima di allora, così prossimo alla fine.

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Il lungo addio

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(in precedenza: Partire è un po’ morire)

… so che in questo momento ti senti solo, sei arrabbiato e forse anche confuso, ma ci tenevo a dirti una cosa di cui non devi dubitare: hai agito per il meglio.
Sei stato avventato, sei stato un folle, hai rischiato più di quanto fosse possibile rischiare. Ma hai vinto. Hai tratto in salvo delle vite di cui non importava a nessuno (di certo non alle autorità), che senza di te sarebbero state distrutte un pezzo alla volta. Hai messo fine a un crimine rivoltante, e sei riuscito a venirne fuori senza riportare danni alla tua persona.
Dunque, io avevo torto nel volerti trattenere, e tu eri nel giusto, fino in fondo.
Hai servito e protetto, come meglio non avresti potuto; per educare, ci sarà tempo. Il primo fondamento della nostra regola è il più difficile da mettere in pratica, e riguarda innanzi tutto noi stessi.

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Filosofia mutante (seconda parte)

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Fontana Pessinea, Viù, Valli di Lanzo (TO) http://www.vallediviu.it/fontana-e-benal/

Fontana Pessinea, Viù, Valli di Lanzo (TO)
http://www.vallediviu.it/fontana-e-benal/

(segue dalla prima parte)

E qui mi ci sono riconosciuto alla grande, in questo surfare in modo solo in apparenza superficiale fra diverse passioni, senza approfondirne a dismisura una sola – che anzi come atteggiamento mi fa impressione e mi suscita anche una certa diffidenza, quando lo vedo in altre persone – ma vivendo il più appieno possibile l’apertura mentale e la diversificazione (sensoriale, emotiva, conoscitiva, e chi più ne ha più ne metta) di questo mio agire.
Ah, che bello! Come mi sono sentito un vero mutante, a leggere queste pagine! Tantopiù, scrive ancora Baricco, che rimane comunque in questi nuovi barbari un senso di nostalgia implicito e istintivo per ciò che un tempo era sacro, monolitico, perché la mutazione è sempre un fatto doloroso e per propria definizione incompleto. Fantastico! C’è pure questo! Sì sì, mi riconosco eccome!
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Filosofia mutante (prima parte)

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da: Bill
a: Dave
data: 21 dicembre 2005 23:19
oggetto: filosofia mutante

Caro Dave,

anche quest’anno siamo arrivati a Natale, e per me si tratta di un’occasione speciale. E’ il primo Natale che passerò nella mia nuova casa. Evviva!
Che poi, casa. Un monolocale, 50 metri quadri bagnati. Ma è casa mia, davvero. Finalmente. Arredata a mia immagine e somiglianza, dunque ti lascio immaginare.
Come dici? Qualche foto? No no, ti lascio proprio immaginare. E quando sarai stanco di immaginare, verrai a vedere con i tuoi occhi, così potrai farti un’idea di persona. Andiamo, quanti anni sono che non porti le tue nobili chiappe quassù al Nord? Troppi 😉
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Partire è un po’ morire

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Il giovane Vladji’har era consapevole di come lo scorrere tempo sia solo un concetto astratto, e il misurare tale scorrimento una mera – per quanto utile – convenzione.
Era altresì consapevole che espressioni come il rallentare del tempo, o il suo accelerare a seconda dei casi, sono dettate da impressioni soggettive dovute alle circostanze. E lui era addestrato a non lasciarsi distrarre, né condizionare, dalle suggestioni di fuggevoli stati emotivi. Poiché un guerriero saggio non fugge dalle proprie emozioni, ma si fida di esse solo dopo aver raggiunto una perfetta padronanza di sé.
E un guerriero potente sa controllarle a proprio vantaggio e farne strumento di più alta limpidezza interiore, allo scopo di guidare se stesso e chi a lui si affida, senza che siano le proprie emozioni a guidare lui.
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